sabato 19 gennaio 2008

Luigi Musa

EPISODI

Luigi MUSA, episodi sperimentali fra ordine e caos.
A pochi passi dalla Torre dell'Elefante a Cagliari, il Centro di Sperimentazione Grafica "PoliArtStudio" ha dedicato una mostra a un artista insolito e creativo, instancabile sperimentatore di tecniche e mezzi espressivi sempre nuovi. Luigi Musa, protagonista di Episodi, ha voluto offrire al pubblico cagliaritano alcune opere significative della sua lunga ricerca iniziata nel 1979 a Milano, dove si è diplomato all'Accademia di Brera e ha vissuto per più di un ventennio. Cinquant'anni ben portati e una sete di novità che si è trasformata in un frenetico itinerario geografico: New York, Strasburgo, Argentina e Londra sono le località in cui è volato per brevi periodi alla ricerca spasmodica di nuovi orizzonti. Soltanto d pochi anni ha abbandonato l'atelier milanese, crocevia di artisti conosciuti in tutto il mondo, per stabilirsi definitivamente a Tempio, dove prosegue una ricerca che nel tempo ha conservato delle costanti, un continuum non solo contenutistico. Profondamente legato alle radici culturali della sua terra, Luigi Musa ha assimilato fuori dall'Isola dati formativi che appartengono a un diverso teatro di attività. Per questo la sua produzione è sempre sospesa tra simbolo, tradizione etnica e i linguaggi più azzardati della ricerca artistica contemporanea. Senza perdere di vista le ragioni storico, esistenziali del suo mondo, perciò, ama sperimentare nuove tecniche (ceramica, pittura, scultura), mentre le composizioni tendono sempre più a una trasfigurazione formale, a un'interazione dialogica tra dimensione spaziale e segnica. L'esito è una raffinata astrazione ottenuta anche con materiali d'uso quotidiano che, nella combinazione di poche forme-base come i cerchi, risolvono la contrapposizione tra ordine e caos, logica e istinto. Allo stesso modo si compiono le tele di grande formato in cui immagini vaghe sono delineate da ampie velature di colore che animano un fantastico scenario di trasparenze sopite. Con l'utilizzo di materiali particolari come creta, stoffa e filo, bottiglie di vetro e tappi , simboli che connotano e personalizzano la sua produzione, Musa riesce a sprigionare inattese esplosioni creative. Come i piccoli frammenti di terracotta delicati e raffinati, o i tappi di bottiglia appesi come emblemi di un vissuto quotidiano nel supporto bianco del quadro. Dissemina fili su pezzi di stoffa colorata e crea, con i filamenti messi insieme in modo apparentemente casuale, un'ambiguità di visione, come succede nelle grandi formelle circolari e nelle minuscole monete in cui le facce si convertono e scompongono in cifre investibili di significati multipli. Sono oggetti che precisano sempre la loro materia, secondo una sapiente commisura fra mestiere artigianale e quid artistico.
Recensione di Maria Dolores PICCIAU


Luigi MUSA fa ritorno a Cagliari per proporre, nello spazio espositivo del PoliartStudio, alcuni “episodi” del suo ventennale itinerario artistico. Non si tratta di una mostra antologica, ma di un piccolo percorso attraverso i momenti più significativi della sua ricerca; un viaggio nel mondo dell’arte compiuto da un artista versatile ed estroso, nato in Sardegna, ma reduce da un lungo soggiorno milanese.
È incisore, più spesso ceramista, naturalmente pittore e, perché no, anche abile ricamatore, sempre e comunque desideroso di confrontarsi con le tecniche e i mezzi espressivi che, di volta in volta, più gli somigliano. Tuttavia questo personalissimo itinerario è legato da un filo conduttore: dagli anni Ottanta a oggi Luigi Musa non è cambiato! Infatti il continuo passaggio reciproco tra un’arte e l’altra ha contribuito alla nascita di quello che l’artista stesso chiama un “percorso didattico”.
Le opere del passato si risolvono in quelle più recenti. L’oggetto trovato, ricostruito o montato su un’altra superficie, la continuità e l’ambiguità tra plastica e pittura, la capacità di ottenere accese modulazioni cromatiche, sono elementi che finiscono per riflettersi anche sulle idee grafiche. Così come gli effetti plastico-cromatici e formali, la persistenza dell’elemento circolare o l’utilizzo di materiali curiosi, la bottiglia, la moneta o il tappo, diventano quasi una firma. Indubbiamente ciò che più conta è la volontà di esprimere se stessi con passione, ironia e serietà, giocando nel tentativo di farsi strada tra le diverse proliferazioni artistiche alla ricerca di un credo “estetico”, magari più vicino alle esigenze creative del singolo e delle masse.
Art Director Giorgia ATZENI

Nessun commento: