sabato 19 gennaio 2008

Nino Corona


SOTTO IL TAGLIO DELLO SGUARDO.

Nino CORONA
Strano destino quello dell'immagine quando la parola nel suo dire cerca di dissolversi nel vedere, quasi che "il visto sia già come un detto". Per Nino Corona "fotografare è attraversare un deserto", allora le parole in realtà diventano miraggi, illusioni rifratte in una vertigine di senso che questo deserto inaridisce nel loro apparire. Immagini e parole dunque, intreccio inestricabile, bruciate nelle loro rispettive superfici di carta.La fotografia, nel suo essere istantanea apparizione di un visibile frammentato, racchiude in sè un segreto che la parola può solo nominare: il gesto. Un movimento che da vita all'immagine, un evento che apre, riporta all'esterno la visione, dissolve l'anime e fa del vedere una materia del mondo. In questo passaggio la fotografia raccoglie la sfida del linguaggio e nel contempo, acquista la forza evocativa del desideri: rintracciare il mondo nel gesto. E Corona il mondo lo rintraccia in quelle piccole parti calpestate, in cui il soggetto è oggetto ormai insignificante, da sempre nella vista, orpello di un artificio totalizzante e degradato: la città e le sue foglie. Illusione di paesaggio, apparenza di natura.Ed ecco le parole diventare foglie e lo sguardo sprofondare nell'immagine. L'occhio esce dalla sua latenza infinita: c'è qualcosa che fissa il mondo su carta. A questo punto ci appare il luogo dell'assenza, in cui niente è; la parola lentamente sbiadisce, ingiallisce come le foglie che nomina. Quanto uomo c'è in queste foglie!Ma è nel taglio che lacera la continuità del vedere, che la fotografia libera il suo spazio, ri-taglia un mondo ex novo e si s-taglia nella luce informe come effigie tombale, uccidendo il tempo. E lo sguardo resta lì, sospeso, come in ascolto, in un'attesa di nuovi percorsi di senso, cercando una strada nelle trama infinita tra il dire e il vedere.Relazioni pericolose quelle che instaura lo sguardo col mondo.
Presentazione di Franco MARRA


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